La Corale "Quinto Curzi" quest'anno ha l'onore di animare la liturgia della messa in ricordo del Grande Tenore Franco Corelli nel VI anniversario della morte (Milano, 29 ottobre 2003).
La messa prefestiva avrà luogo Sabato 31 ottobre alle ore 18.15 presso la centralissima Chiesa di San Domenico in Ancona.
Oltre a rappresentare in clima religioso il sentimento e l'umana vicinanza dei familiari e dei concittadini che l'hanno conosciuto, ci è caro l'esser testimoni della grandezza di questo grande interprete della lirica, vera icona del canto e grandissimo lustro per la città di Ancona che gli diede i natali (8 aprile 1921).
Nell'odierno clima di "presappochismo" stile "grande fratello", pensiamo che chiunque abbia modo di ascoltare o rivedere alcune mirabili registrazioni del Maestro si possa rendere conto di quanto il valore di un artista determini l'interesse e la passione di quanti si accostano alla non facile arte della lirica.
In seguito potrete leggere alcune note biografiche tratte dal sito dell'associazione a lui dedicata http://www.francocorelliassociazione.org (esistono altresì nel web innumerevoli gruppi di interesse sul grande personaggio e artista) e alcuni link alle sue grandi interpretazioni. Crediamo che come tutte le circostanze commemorative, l'evento si presti ad una operazione culturale in grado di farci innalzare lo sguardo verso orizzonti più alti di arte, sensibilità e umanità. Speriamo che queste non esaustive note e suggerimenti siano sufficienti a stimolare la curiosità sul grande tenore anconitano, un primo passo che ci muove nella direzione della scoperta della bellezza e dell'incanto dell'arte musicale.
FRANCO CORELLI
breve profilo biografico
Nato ad Ancona l’8 aprile 1921, terzo ed ultimo figlio di
Remo Corelli e Adria Marchetti, dopo i fratelli Ubaldo (1914) e Liliana
(1916), FRANCO CORELLI respirò fino dalla più tenera infanzia l’amore per la
musica, e per la lirica in particolare, vivissimo nella sua famiglia. Il
padre era un buon tenore dilettante, e i due zii paterni, Corrado e Viero,
furono tra i fondatori e gli animatori della Corale Bellini, ancora oggi
attivissima nel mondo musicale anconetano.
Il fratello maggiore, baritono, fu il primo a tentare,
già alla metà degli anni Trenta, la via del professionismo. Diplomato in
canto al Conservatorio di Santa Cecilia, frequentò per diversi anni il mondo
della lirica e della rivista, dedicandosi successivamente all’insegnamento,
mentre la sorella, dotata di bella voce sopranile, veniva indirizzata dalla
severità della famiglia allo studio del pianoforte.
Il giovane Franco, dapprima poco convinto dei propri
mezzi e incerto fra il registro tenorile e quello baritonale, venne tuttavia
incoraggiato a studiare dalla sorella, e soprattutto dall’amico Carlo
Scaravelli - il primo e vero scopritore del suo talento - che, allievo del
Conservatorio di Pesaro, gli "passava", ad ogni ritorno ad Ancona, le lezioni
di canto del celebre maestro Arturo Melocchi.
La vera scoperta della voce avvenne per Franco Corelli
fra il 1948 e il 1949, anno in cui eseguì anche, a Milano, registrazioni
private di alcune romanze e, assieme al fratello, del duetto de La
Gioconda. Pur essendo praticamente autodidatta, le sue straripanti
doti naturali bastarono a guadagnarli l’ammissione, nel 1950, al corso di
perfezionamento del Teatro Comunale di Firenze.
L’anno seguente fu tra i vincitori del Concorso di Spoleto. Scelto
dapprima per interpretare il ruolo di Radames in Aida, fu poi, con
felice intuizione, soprattutto del Maestro Sampaoli, allora direttore
del Teatro dell’Opera di Roma, dirottato su quello di Don José in
Carmen, e costituì, assieme alle giovanissime Anita Cerquetti e
Gabriella Tucci, la vera rivelazione della manifestazione spoletina di
quell’anno.
Accolto subito dopo nel vivaio dell’Opera di Roma, si impose
all’attenzione della critica già nel gennaio 1952, interpretando il
ruolo di protagonista nella Giulietta e Romeo di Zandonai, e
successivamente quello di Maurizio in Adriana Lecouvreur, ma si rivelò
definitivamente al grande pubblico nel 1953, come straordinario
Pollione in Norma, ruolo che segnò l’inizio di uno splendido sodalizio
professionale con Maria Callas. Già l’anno successivo il Maestro Votto,
la Callas e Luchino Visconti lo vollero alla Scala a ricoprire il ruolo
di Licinio ne La vestale di Spontini che inaugurò la stagione 1954/55.
Negli anni seguenti, Corelli divenne una presenza
costante nel tempio della lirica milanese, dove interpretò non solo
quasi tutte le opere base del suo repertorio, ma anche alcune storiche
“riesumazioni” di opere da tempo abbandonate anche per mancanza di
artisti all’altezza di interpretarle, come Il pirata di Bellini, il
Poliuto di Donizetti e Gli Ugonotti di Meyerbeer, ma anche il verdiano
Ernani, che mancava dalla Scala da diciotto anni. Alla Scala Corelli fu
anche protagonista di sei serate inaugurali di cui cinque consecutive:
nel 1960 con Poliuto, nel 1961 con La battaglia di Legnano, nel 1962
con Il trovatore, nel 1963 con Cavalleria rusticana, e infine, nel 1964
con Turandot.
Dopo il fondamentale debutto scaligero del 1954, la
carriera di Franco Corelli divenne una ininterrotta serie di trionfi.
La neonata televisione italiana si impadronì di lui, affidandogli il
ruolo di protagonista in Pagliacci (1954), Tosca (1955), Carmen (1957),
Turandot (1958) e nel 1973, Andrea Chénier.
Intanto il suo repertorio si arricchiva di tutti i
più importanti ruoli tenorili, soprattutto verdiani e pucciniani, e, nello
stesso tempo, la sua tecnica vocale si affinava straordinariamente,
consentendogli non solo di affrontare le tessiture più impervie, ma anche di
conquistare tutte le più sottili sfumature del fraseggio.
La sua carriera internazionale iniziò nel 1955 a Lisbona,
con Carmen, e proseguì in tutte le maggiori piazze europee (ancora
Lisbona, Madrid, Oviedo, Bilbao, Vienna, Londra, Nizza, Monte Carlo, Enghien).
Un passo ulteriore, e, sotto certi aspetti una svolta determinante, fu il
debutto al Metropolitan, nel gennaio del 1961, nel ruolo di Manrico nel
verdiano Trovatore, seguito subito dopo da una trionfale Turandot, opera che tornava per la prima volta al
Metropolitan dopo quasi quarant'anni.
Il pubblico americano si entusiasmò
immediatamente per quell’insolito tenore dal fisico atletico e dalla voce
possente e fascinosa, che l'anno seguente (1962) fu anche chiamato ad inaugurare la stagione operistica con un sensazionale
Andrea Chénier, diventando così il primo tenore ad aprire nello stesso anno le stagioni dei due più importanti teatri del mondo,
il Met e la Scala.
Nel più prestigioso teatro d’America Corelli cantò per
quindici stagioni consecutive, con immutato successo, guadagnandosi il
soprannome di "Mister Sold Out" (Signor Tutto Esaurito) e fu anche, con
Renata Tebaldi, il primo artista non americano a calcare da protagonista le
scene del nuovo Metropolitan, con La Gioconda che inaugurò la
stagione 1966/67.
Naturalmente, anche gli altri principali teatri
statunitensi – oltre al normale circuito del "Tour" primaverile del
Metropolitan – vollero offrire al loro pubblico l’occasione di ascoltarlo.
Il primo in assoluto fu L’Academy of Music della sofisticata Philadelphia,
che, da quel momento in poi, volle Corelli almeno una volta per ogni
stagione. E poi, Chicago, San Francisco, Los Angeles, San Diego, Hartford,
Miami, New Orleans...
Più rare, ma sempre in sedi prestigiose, divennero le
comparse nei teatri europei, tra cui quella, storica, a Salisburgo, dove nel
1962 Herbert von Karajan volle Franco Corelli protagonista del suo audace e
fortunatissimo esperimento di portare Il trovatore nella patria di
Mozart. E poi ancora Londra, Berlino e altre piazze tedesche, Parigi,
Vienna.
Anche in Italia Corelli tornò meno frequentemente, dopo
il debutto americano: a Venezia nell’estate del 1961, con Andrea
Chénier, alla Scala con Turandot e gli storici Ugonotti
nel 1962, la già ricordata Cavalleria rusticana nel 1963, La
fanciulla del West nel gennaio 1964,
e infine, l’ultima inaugurazione di stagione con una straordinaria Turandot.
Un’autentica riscoperta da parte del pubblico italiano,
dopo alcune sporadiche, ma fondamentali apparizioni a Firenze ed a Parma,
fu, nel 1970, la ricomparsa, ancora una volta con Carmen, all’Arena
di Verona, dove Corelli si era trionfalmente esibito ogni anno dal 1955 al
1961, e dove sarebbe ancora tornato nel 1972, con la prima rappresentazione assoluta di Ernani in Arena, e nel 1975 ancora
con Carmen e Turandot.
Particolarmente
significative le tre stagioni (1970, 1971, 1974) in terra marchigiana,
a Macerata, con La bohème, Carmen e Turandot. Indimenticabili successi,
poi, riscossero due tournée di concerti in Estremo Oriente, nel 1971 e
nel 1973.
Nel frattempo, la carriera di Franco Corelli aveva subito
un’inaspettata – e da molti discussa – svolta in direzione del repertorio
tradizionalmente definito "lirico", con il debutto in Roméo et Juliette
di Gounod, La bohème, Werther e (per una sola recita),
Lucia di Lammermoor.
Proprio il ruolo pucciniano di Rodolfo, da lui particolarmente amato, fu l’ultimo che il
tenore portò in palcoscenico, a Torre del Lago, nel 1976, abbandonando poi
definitivamente la carriera dopo un ultimo concerto a Newark, New Jersey,
nel 1981.
Franco Corelli ha concluso il suo percorso terreno il 29
ottobre 2003 a Milano, dove, dopo una lunga e quasi ininterrotta permanenza
negli Stati Uniti, era tornato a vivere e ad insegnare verso la metà degli
anni Novanta. Le sue ceneri riposano al Cimitero Monumentale di Milano
(VEDI CARTINA)