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I veri «grandi» che hanno fatto cadere il Muro di Berlino PDF Stampa E-mail
domenica 22 novembre 2009

 

Berlin wall muro Berlino

 

Direttamente dalle pagine de l'Avvenire un articolo d'attualità, molto apprezzato e che fa riflettere assai, scritto da un parrocchiano illustre, alias l'amatissimo viceparroco (nonchè grande supporter delle nostra corale) Don Woitek

Il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino è un’ottima occasione per analizzare i fatti storici con distacco e obiettività. Purtroppo, grazie a servizi giornalistici unilaterali, è sembrato che il momento cruciale fosse quello del «domino». Banalizzare è facilissimo! Ma il Muro non è caduto da solo… Ed è caduto dall’Est verso l’Ovest!

I media italiani, che hanno dato pochissimo spazio ai discorsi dei Grandi presenti a Berlino per le celebrazioni, si sono proprio dimenticati dei veri «grandi» che con il loro sangue hanno contribuito alla caduta del muro di Berlino. Penso ai 21 milioni di vittime del regime comunista, penso ai sacerdoti, medici, insegnanti, ufficiali… uccisi dai sovietici con un colpo alla nuca e poi sepolti nelle fosse comuni, da loro stessi scavate prima di morire nei boschi di Katyn, Ostashkov, Kozielsk e Starobielsk (in totale 21.857 cittadini polacchi); penso a tutti i deportati in Siberia e sterminati nei Gulag (secondo gli archivi dell’Nkvd, tra 1930 e 1953 vi sono passati 28.700.000 prigionieri, e 18.000.000 di loro vi morirono).

Penso a don Jerzy Popieluszko, che prima fu perseguitato dagli agenti del Kgb, e poi fu ucciso con una spranga di ferro il 9 ottobre 1984 dai funzionari del ministero degli Interni e gettato nel lago Zalew Wloclawski. Penso ai miei genitori e a tanti altri fedeli alla Chiesa e alla patria, che hanno boicottato elezioni falsate da brogli e voti pilotati, rinunciando a tutti i privilegi distribuiti ai propri iscritti dal partito Pzpr (il partito comunista: di fatto, l’unico partito). Penso ai lavoratori schiacciati dai carri armati durante gli scioperi e le proteste che venivano definite «crimini» contro lo Stato. E come non ricordare i minatori della miniera di carbone Wujek, dove il 16 dicembre 1981, durante lo sciopero contro la legge marziale, furono uccise 9 persone e 21 rimasero ferite?

 

È nostro dovere verso le nuove generazioni, tenere memoria di questo lunghissimo elenco di persone di tanti Paesi che, con coraggio e spirito di giustizia, hanno accumulato una formidabile carica di esplosivo spirituale sotto quel vergognoso muro di divisione! Senza spargimento di sangue altrui, ma con il proprio sangue hanno dato la testimonianza più vera alle tre parole che hanno fatto saltare l’Impero sovietico: Dio, onore, patria.

Ed è a questa eredità spirituale che l’Europa deve attingere per realizzare il suo sogno di unità. Il sangue dei martiri morti per la nostra libertà è la vera forza trasformatrice capace di compiere il miracolo del cambiamento e del progresso verso un’Europa migliore e più giusta. È doveroso ricordare il grido di preghiera del Papa Giovanni Paolo II in Piazza della Vittoria a Varsavia il 2 giugno 1979: «E grido, io, figlio di terra polacca e insieme io, Giovanni Paolo II Papa, grido da tutto il profondo di questo millennio, grido alla vigilia di Pentecoste: scenda il tuo Spirito! Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra! Amen».

Con queste parole forti e ispirate egli concluse la sua omelia. Come si possono tacere i suoi viaggi apostolici nei Paesi colpiti dalla pandemia del comunismo? Le sue parole ridavano la speranza, rafforzavano la fede e invitavano a costruire una nuova civiltà da Lui stesso chiamata «civiltà dell’amore».

 

L’anno dopo nacque Solidarnosc, il sindacato che godeva del sostegno di tutta la nazione, della Chiesa, dei polacchi emigrati in Usa e del presidente Reagan. Proprio Solidarnosc, durante i dieci, difficili anni che seguirono, in un Paese depredato dai comunisti ed economicamente distrutto, riuscì a tagliare il ponte tra l’Urss e la Germania dell’Est. La Polonia era finalmente libera! Il governo di Tadeusz Mazowiecki, scelto liberamente il 24 agosto 1989, e il futuro presidente Lech Walesa dimostrarono a tutto il mondo che il regime comunista era finalmente fallito.

Ormai i giochi erano conclusi. La lunga rivoluzione pacifica polacca ha segnato l’inizio della rovina dell’Unione Sovietica. La caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 fu il frutto e la conseguenza del lungo cammino verso la libertà intrapreso da diversi popoli assoggettati al regime sovietico.

Come non soffrire di fronte a una tv e ad alcuni giornali che, non solo non hanno approfondito un evento storico così importante, ma lo hanno ridotto a una manifestazione giocosa o addirittura a uno spettacolo? Allora mi chiedo: per noi, oggi, che cosa è più importante, il domino o colui che ha mosso la prima tessera? Eppure Lech Walesa in qualche caso non è stato nemmeno inquadrato; le tessere, invece, quasi una ad una…

Ancora una volta si tenta di banalizzare la verità per la quale molti hanno offerto la loro vita. Come cittadino europeo, residente da molti anni in Italia, protesto contro l’informazione riduttiva e contro la banalizzazione dell’evento. Si fanno molti progetti di «scambio culturale» tra le nazioni europee, ma nessuno di essi può compensare l’ignoranza delle radici storiche dell’Europa. Le nuove generazioni hanno il dovere e il diritto di conoscerle perché il loro futuro deriva dal nostro passato.

 

don Wojciech Ulaczyk

Ancona

 

© Avvenire, 14-11-09

Ultimo aggiornamento ( domenica 11 aprile 2010 )
 
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