Pagina 5 di 5 Cristo, giustizia di Dio
L’annuncio cristiano risponde
positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo
Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente
dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della
fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è
differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di
Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo
della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito
apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo
sangue” (3,21-25).
Quale è dunque la giustizia di Cristo?
E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che
ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione”
avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici
dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di
Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la
maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la
“benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò
solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto
muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione
che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario
del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina,
profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo
Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte
alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette
in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un
Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al
Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione
dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza -
indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua
amicizia.
Si capisce allora come la fede sia
tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per
accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi
gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti
della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi
possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore
(cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso
sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si
possa aspettare.
Proprio forte di questa esperienza, il
cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti
ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini
e dove la giustizia è vivificata dall’amore.
Cari fratelli e sorelle, la Quaresima
culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la
giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che
questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica
conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a
compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti
l’Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 30 ottobre 2009
BENEDICTUS PP. XVI
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